dal dentista in gravidanza

Dal dentista in gravidanza: le domande più frequenti

È possibile e, soprattutto, è sicuro recarsi dal dentista in gravidanza? Questa è una domanda molto frequente tra le donne in dolce attesa che si preoccupano del fatto che le cure odontoiatriche possano arrecare danni al feto in crescita. 

La gravidanza è un periodo molto particolare sotto diversi aspetti: è fonte di grande gioia ma anche di moltissimi cambiamenti fisici, in particolare a livello ormonale. A causa dell’aumento dei livelli di progesterone, infatti, le gengive si infiammano più facilmente e i denti tendono a cariarsi. Anche il reflusso esofageo o gli episodi di vomito a cui le gestanti spesso vanno incontro rischiano di danneggiare lo smalto dentale, con importanti conseguenze per la salute di tutta la bocca.  

Ma vogliamo rassicurarvi: le patologie dentarie possono essere tranquillamente trattate e curate anche durante la gravidanza. Basta solo seguire i giusti accorgimenti. 

Ci teniamo a precisare che sarebbe meglio attendere il secondo trimestre di gravidanza prima di sottoporsi alla cura di carie, otturazioni, estrazioni o altro. Il primo trimestre è, infatti, il periodo più delicato. Ma, se necessario, è possibile effettuare cure odontoiatriche in qualsiasi momento della gravidanza. Sarà, infatti, il vostro professionista di fiducia a valutare attentamente la situazione affinché non venga arrecato alcun danno al feto. 

Appurata, quindi, la possibilità di recarsi dal dentista in gravidanza, quali sono i dubbi che attanagliano maggiormente le donne in dolce attesa? Abbiamo provato a rispondere alle vostre domande più frequenti

 

1. Quanto è importante l’igiene orale in gravidanza?

Mantenere una corretta igiene orale domiciliare durante la gravidanza è fondamentale. I cambiamenti ormonali e i frequenti episodi di vomito, infatti, mettono a dura prova la salute della bocca che sarà più soggetta a infiammazioni, carie e sanguinamenti. Sarà il vostro professionista di fiducia a suggerire le tecniche e la strumentazione più adatta per la cura del cavo orale, tenendo presente che l’utilizzo di uno spazzolino a setole morbide e di un dentifricio a bassa abrasività aiuteranno a prevenire eventuali danni alle superfici dentali.

 

2. È possibile sottoporsi a una pulizia dei denti professionale durante la gravidanza?

Assolutamente sì! Ovviamente sarà il dentista a valutare attentamente la necessità di questo trattamento; in caso di infiammazioni gengivali o eccessivo sanguinamento, infatti, il professionista potrebbe decidere di suddividere l’igiene dentale professionale in più sedute. Ma, in ogni caso, la pulizia dei denti si rivela fondamentale, sia per mantenere una corretta igiene orale, sia per evidenziare eventuali criticità nascoste, sulle quali poter intervenire per tempo.  

 

3. Le carie durante la gravidanza possono essere curate senza rischi per il feto? 

Curare le carie durante la gravidanza non solo è possibile ma è anche consigliato: un’importante infezione del cavo orale, infatti, potrebbe rivelarsi dannosa per il feto nel caso dovesse raggiungere la placenta attraverso il flusso sanguigno. È bene, quindi, intervenire quanto prima (anche se, possibilmente, dopo il primo trimestre) per evitare che la carie intacchi la polpa e che l’infezione avanzi. Una volta sanato, il dente verrà poi otturato con materiali atossici e biocompatibili che non costituiscono alcun rischio per il bambino. 

 

4. L’anestesia dal dentista in gravidanza è pericolosa per il nascituro?

Trattandosi di un’iniezione esclusivamente locale, l’anestesia dentale viene smaltita in tempi molto brevi dall’organismo; il professionista, inoltre, utilizzerà un tipo di farmaco anestetico dedicato, che non arreca alcun danno al feto in crescita (non tutti gli anestetici possono essere usati in gravidanza). Inoltre, l’Odontoiatra si preoccuperà di bilanciare gli anestetici in modo che non rappresentino alcun rischio per il nascituro e per la gestante. 

 

5. È  rischioso sottoporsi a una radiografia dentale o a un’ortopanoramica in gravidanza?

Con le dovute precauzioni, è possibile sottoporsi a radiografie dentali, senza che vi sia rischio per il nascituro. Il professionista si preoccuperà, infatti, di  utilizzare uno schermo protettivo sul ventre della futura madre (camice piombato) e tecniche radiografiche a bassissima esposizione. Ovviamente, andranno eseguite solo le radiografie strettamente necessarie, posticipando quelle non urgenti a dopo il parto.

 

6. Quali farmaci possono essere assunti in gravidanza?

La somministrazione di farmaci nel primo trimestre della gravidanza è sconsigliata in quanto potrebbe causare danni irreparabili al feto. Per questo, le operazioni indispensabili che comportano l’assunzione di farmaci (come un’estrazione) andrebbero rimandate almeno al secondo o terzo trimestre di gestazione. Ovviamente, dovrà essere il medico a decidere quando sarà il caso di assumere analgesici o antibiotici e quando, invece, questo possa risultare dannoso. Particolare attenzione va riservata anche all’utilizzo del collutorio: nonostante i principi attivi siano generalmente sicuri, infatti, spesso i collutori contengono alcool che rischia di essere ingerito. 

 

7. Che cos’è la gengivite gravidica? 

Durante la gravidanza, i cambiamenti a livello ormonale rendono le gengive particolarmente sensibili; il progesterone, infatti, aumenta l’apporto di sangue verso i tessuti gengivali, provocando gonfiore e sanguinamenti durante lo spazzolamento o l’utilizzo del filo interdentale. I cambiamenti dell’assetto ormonale possono anche facilitare la proliferazione di quei batteri che sono responsabili della gengivite. La gengivite gravidica è una condizione molto comune durante la gestazione ed è importante prevenirne la progressione in modo che non sfoci in una forma più grave di malattia gengivale: la parodontite. Per farlo, è fondamentale tenere sotto controllo la placca con un’adeguata igiene orale domiciliare e periodici controlli dal proprio dentista di fiducia. 

 

8. Come dovrebbe essere la dieta in gravidanza per prevenire problemi dentali? 

L’alimentazione influisce enormemente sulla salute del cavo orale della futura mamma. Molte donne, durante la gravidanza, modificano le proprie abitudini alimentari, spesso aumentando la frequenza di assunzione di dolci o spuntini fuori pasto e favorendo, così, l’insorgenza di carie. È necessario, invece, seguire una dieta bilanciata ricca di frutta e verdura e di tutti quegli alimenti che possano garantire il giusto apporto di vitamine, calcio, fosforo e proteine. In ogni caso, sarà un professionista a dover prescrivere e supervisionare una dieta equilibrata da seguire nel periodo della gravidanza. 

 

Queste erano le domande più frequenti che le future mamme si pongono riguardo alla possibilità di recarsi dal dentista in gravidanza. Per qualsiasi dubbio o per prenotare una visita di controllo non esitare a contattarci, noi dello Studio Medico Olivi Tinarelli non vediamo l’ora di poter pianificare insieme a voi una strategia di prevenzione, controllo e cura dentale.  

 

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FAQ – Implantologia dentale: le domande più frequenti dei pazienti

Le domande più frequenti sull’implantologia dentale.

Sono molteplici le cause che possono portare alla perdita di uno o più denti: carie, traumi, parodontite solo per citarne alcune.

La mancanza di un elemento dentario può avere diverse conseguenze sia sulla funzionalità della bocca sia sull’estetica del paziente; per questo, sempre più persone decidono di ricorrere a un impianto dentale che vada a sostituire il dente mancante.

Anche se rappresenta ormai un’operazione di routine, l’implantologia costituisce comunque un intervento chirurgico che spesso spaventa e preoccupa i pazienti. Per dissipare qualsiasi dubbio o timore, abbiamo deciso di rispondere alla domande più frequenti sull’implantologia dentale.

Che cos’è un impianto?

L’impianto è una radice artificiale che viene inserita all’interno dell’osso mandibolare o mascellare per andare a sostituire un elemento dentario estratto, perduto o mai sviluppatosi (agenesia dentaria). Sopra di esso viene avvitata una protesi (o corona) che va a rimpiazzare il dente mancante, riabilitando funzione ed estetica.

 

Quali tipologie di protesi esistono?

Esistono fondamentalmente due tipi di protesi dentarie: quelle fisse che sostituiscono gli elementi dentali mancanti in modo permanente e quelle mobili che possono essere rimosse dal paziente (ad esempio durante la notte). Tra le protesi fisse su impianti, esistono le protesi cementate e le protesi avvitate.

 

A chi è consigliata l’implantologia?

L’intervento è consigliato praticamente a tutti, in quanto le controindicazioni mediche a riguardo sono davvero molto rare. Sarà l’odontoiatra a valutare il singolo caso, analizzando le specifiche problematiche del paziente. Anche i pazienti anziani e chi soffre di diabete può sottoporsi all’intervento, a patto che la malattia sia tenuto sotto stretto controllo farmacologico.

 

Quanto tempo passa tra l’estrazione di un dente e l’inserimento dell’impianto?

Solitamente, dall’estrazione all’inserimento dell’impianto trascorrono dai 2 ai 3 mesi, a seconda dello stato dell’osso mandibolare, dalla sede di estrazione e dalla forma della/e radice/i del dente. Ovviamente questo non vale nel caso del carico immediato, che prevede l’estrazione del dente e l’inserimento dell’impianto nell’arco della stessa giornata.

 

Come viene gestito il periodo senza denti?

Normalmente non esiste un periodo senza denti in quanto l’odontoiatra farà in modo che il paziente esca dallo studio dopo l’intervento almeno con una soluzione protesica provvisoria, mobile o fissa.

 

Che cos’è il rialzo del seno mascellare?

Si tratta di un intervento che viene eseguito, nel mascellare superiore, quando l’osso nel quale deve essere inserito un impianto risulta insufficiente o assente. Il volume osseo nella mascella superiore viene aumentato aggiungendo osso alla cavità paranasale dei molari e premolari. Di solito questa tecnica rigenerativa/ricostruttiva viene eseguita contestualmente all’inserimento dell’impianto.

 

Come mi devo preparare all’intervento?

Per potersi sottoporre a un intervento di implantologia dentale è necessario effettuare una radiografia panoramica delle arcate dentarie e un esame radiografico di secondo livello: una CBCT dentale. Questa permette di verificare la qualità e la quantità di osso presente, e da la possibilità al chirurgo di pianificare la chirurgia digitalmente. Per quanto riguarda i medicinali, invece, l’odontoiatra prescriverà un antibiotico e un antinfiammatorio da assumere per alcuni giorni, iniziando dal giorno prima dell’operazione chirurgica.

 

Viene eseguita l’anestesia? Di quale tipo?

Generalmente viene eseguita l’anestesia locale perché meglio tollerata dai pazienti e perché permette all’odontoiatra di vigilare al meglio sul corretto svolgimento dell’intervento. L’anestesia locale, infatti, consente al paziente di rimanere sveglio e attivo, addormentando esclusivamente l’area di lavoro. In alcuni casi (ad esempio in presenza di pazienti particolarmente fobici) può essere praticata la sedazione cosciente, un’anestesia che comporta uno stato di dormiveglia e che necessita la presenza di un medico anestesista.

 

Quanto dura l’intervento?

La durata dell’intervento dipende dalla sua complessità; un impianto singolo in presenza di un volume osseo soddisfacente può richiedere anche solo pochi minuti. Se invece, ad esempio, si devono posizionare diversi impianti nei rialzi di seno mascellare, l’intervento può durare anche due ore e mezza.

 

L’intervento è doloroso?

L’intervento non è assolutamente doloroso per il paziente in quanto l’area interessata sarà sotto effetto dell’anestesia per tutta la durata dell’operazione.

 

Vengono messi dei punti di sutura?

, al termine dell’intervento vengono messi dei punti di sutura a meno che non sia stata utilizzata la tecnica flapless odontoiatrica, una pratica mininvasive che non comporta alcuna ferita chirurgica. Ovviamente sarà l’odontoiatra a decidere sulla possibilità o meno di utilizzare questa tecnica.

 

Quanto dura l’effetto dell’anestesia dopo l’intervento?

La durata dell’anestesia nel post-operatorio varia a seconda della tolleranza del paziente e delle fiale utilizzate nel corso dell’intervento. Solitamente l’effetto anestetico può durare dalle 2 alle 4 ore.

 

Con quali materiali è realizzata la protesi?

L’impianto (la radice artificiale) e l’abutment (perno che connette l’impianto e l’elemento protesico) sono realizzati con un materiale altamente biocompatibile, i titanio medicale, che si integra perfettamente nel tessuto osseo senza provocare reazioni. La protesi, invece, viene generalmente realizzata con un’anima in Zirconia o Disilicato di Litio e un rivestimento in ceramica. Questi materiali conferiranno al dente un aspetto del tutto naturale.

 

Cosa posso mangiare nel post operatorio?

Almeno per la prima settimana dopo l’intervento è fondamentale evitare tutti i cibi duri e le bevande calde, prediligendo un’alimentazione semi solida e fredda o a temperatura ambiente. In ogni caso, sarà l’odontoiatra a redigere le regole alimentari da seguire, e a spiegarvi tutti i trucchi per avere un post-operatorio più sereno possibile.

 

Posso lavarmi i denti normalmente subito dopo l’operazione?

I denti possono essere lavati normalmente (mattina e sera per circa tre minuti e il filo interdentale una volta al giorno), salvo diversa indicazione dell’Odontoiatra. La zona dove ci sono i punti di sutura, invece, verrà detersa chimicamente con un collutorio spray a base di Clorexidina, che verrà prescritto direttamente dall’Odontoiatra.

 

Esistono dei rischi?

Come qualsiasi intervento chirurgico, l’inserimento di un impianto può comportare dei rischi come la lesione di vasi sanguigni o di nervi ma se l’operazione è eseguita da un professionista qualificato i rischi non saranno superiori a quelli di un’estrazione di un dente.

 

Possono verificarsi casi di rigetto?

Il pericolo di rigetto degli impianti non esiste in quanto vengono utilizzati materiali altamente biocompatibili. Un insuccesso implantologico può eventualmente essere legato a un’infezione batterica verificatasi durante l’intervento, durante il post-operatorio oppure a distanza di tempo. Può essere causato anche da errori di natura tecnica (sbagliata valutazione del carico masticatorio o surriscaldamento dell’osso), oppure alla non corretto mantenimento igienico domiciliare del paziente.

 

Quanti anni dura un impianto?

È impossibile fornire una risposta universalmente valida a questo interrogativo. Bisogna, infatti, tenere in considerazione alcune variabili fondamentali come l’età del paziente, lo stato di salute, la qualità del tessuto osseo e i fattori di rischio (parodontite, fumo, diabete…). Ma se l’intervento viene eseguito a regola d’arte e il paziente dimostra grande attenzione nella propria igiene orale e nel sottoporsi a visite periodiche, l’impianto può durare anche per tutta la vita!

 

Hai qualche domanda aggiuntiva sull’implantologia dentale o desideri un preventivo? Noi dello Studio Medico Olivi Tinarelli siamo sempre a disposizione per una consulenza gratuita, non esitare a contattarci al numero 051.267953.

protesi su impianti

Protesi su impianti: cosa sono e come sceglierle

La perdita di un dente rappresenta sempre un evento traumatico per il paziente. Una delle cause più frequenti che può portare a questa nefasta conclusione è sicuramente la carie; se non viene curata in maniera tempestiva, infatti, può causare danni irreversibili. Ovviamente, la prima cosa da fare per scongiurare problemi di questo tipo è la corretta prevenzione: igiene orale quotidiana e periodiche visite di controllo dal proprio dentista.

Ma se, nonostante tutto, si verificasse la perdita di uno o più denti? Niente paura, esistono le protesi su impianti, il metodo migliore per ottenere di nuovo un sorriso perfetto. Vediamo di cosa si tratta.

Protesi su impianti: di cosa stiamo parlando

Abbiamo già parlato nello specifico degli impianti dentali e di quando essi si rivelano necessari. In questo articolo, invece, ci concentreremo sulla loro componente protesica, quell’elemento che va effettivamente a sopperire alla mancanza di uno o più denti naturali.

Lo scopo principale della protesi dentaria è quello di ripristinare la funzionalità della bocca, soprattutto per quanto riguarda la corretta masticazione. Ma gli interventi protesici vengono anche utilizzati per correggere aspetti estetici quali forma, colore e posizione dei denti naturali.

Esistono fondamentalmente due tipologie di protesi dentali:

  1. Protesi fisse: cioè quelle non rimovibili dal paziente e che sostituiscono gli elementi dentali mancanti in modo permanente. Tra le protesi di questo tipo si annoverano le corone dentali o i cosiddetti ponti.
  2. Protesi mobili: quelle che possono essere rimosse a proprio piacimento dal paziente stesso.

I vantaggi delle protesi su impianti fisse

I vantaggi delle protesi fisse rispetto a quelle mobili sono diversi e vanno tenuti in considerazione:

  • La protesi fissa assicura un risultato stabile, senza il rischio di una fastidiosa (e a volte imbarazzante) mobilità.
  • La resa estetica e la funzionalità di una componente protesica fissa sarà molto simile a quella della dentatura naturale del paziente.
  • L’instabilità della protesi mobile durante l’atto masticatorio provoca spesso dolori da decubito, causati dalla compressione di alcune zone della bocca stessa e, a volte, da vere e proprie ferite.
  • L‘igiene orale può risultare meno complessa, dal punto di vista di alcuni pazienti, in presenza di protesi fisse: la protesi mobile, infatti, necessita di una pulizia accurata dopo ogni pasto, da eseguire con detergente apposito e spazzolino oltre a una igienizzazione quotidiana con prodotti specifici per scongiurare la proliferazione betterica.

Anche le protesi fisse, ovviamente, richiedono un’adeguata igiene orale ma questa sarà, nella maggior parte dei casi, paragonabile a quella dei denti naturali. Al massimo, oltre all’uso dello spazzolino abituale, sarà necessario l’utilizzo di uno scovolino e di un filo interdentale un po’ più spesso.

Corona avvitata o cementata?

Quando parliamo di protesi su impianti di tipo fisso, esiste un’ulteriore distinzione da fare: corona avvitata o cementata? Bisogna ovviamente sottolineare che entrambi i sistemi di fissaggio rappresentano una soluzione estremamente efficace e verranno scelti dal professionista in base alla specifica situazione clinica del paziente.

In caso di corona avvitata,  l’impianto e l’elemento protesico vengono assicurati tra loro tramite una vite passante. Questa soluzione è sempre utilizzata in caso di impianti a carico immediato, cioè quando, nella stessa seduta, viene inserita la vite e posizionata la corona; il vantaggio di questa scelta è che può essere rimossa e pulita dall’operatore sanitario con estrema facilità.

La corona avvitata viene però utilizzata frequentemente anche in caso di carico differito; infatti essa presenta notevoli vantaggi tra cui la facilità di lavoro e il fatto che non si possa decementare (evitando, così, i tipici cattivi odori dati dalla decementazione).

In caso di corona cementata, invece, il legame tra vite e componente protesica viene assicurato attraverso l’utilizzo di cementi. Questo metodo viene di solito utilizzato nei settori anteriori, in modo da assicurare il massimo risultato estetico (risultato che si può ottenere anche tramite protesi avvitata ma solo se qiuesta rispetta determinati criteri).

I materiali utilizzati per le protesi

Mentre un tempo le protesi su impianti dentali venivano realizzate solo in ceramica con anima in metallo, oggi sono stati introdotti diversi materiali innovativi da associare alla ceramica di rivestimento, tra i quali:

  • la Zirconia (ossido di zirconio): un materiale estremamente resistente che, per le sue caratteristiche, può essere in parte paragonato ai metalli. La sua durezza permette di fare a meno del rivestimento interno in metallo, evitando così l’inconveniente estetico dei colletti dentali neri e garantendo un’eccellente biocompatibilità con la bocca. La sua naturale traslucenza, inoltre, conferisce un aspetto del tutto naturale alla protesi.
  • il Disilicato di Litio: una vetroceramica rinforzata con sali di Litio dalla notevole resistenza all’abrasione e alla masticazione. La sua peculiare caratteristica è l’opalescenza: si lascia, infatti, attraversare dalla luce proprio come farebbe un dente naturale. Anch’esso è privo di metalli e assolutamente biocompatibile e anallergico.

Come scegliere la giusta protesi su impianti

Per scegliere il tipo di protesi su impianti più adatto alle proprie esigenze, è necessario sottoporsi ad una visita accurata presso lo studio odontoiatrico di fiducia. Sarà il dentista a valutare il caso specifico del singolo paziente, tenendo in considerazione criteri funzionali, estetici e, ovviamente, economici.

Se desideri maggiori informazioni sulle protesi su impianti o vuoi conoscere la soluzione più adatta alle tue necessità, non esitare a contattarci. Lo Studio Medico Olivi Tinarelli è a tua disposizione per una visita accurata e per studiare un piano di cura totalmente personalizzato.

fase 2 e dentista

Fase 2 e dentista: le regole di prevenzione per gli studi odontoiatrici


Fase 2 e dentista: una questione sulla quale vale la pena interrogarsi per potersi sottoporre alle cure odontoiatriche in totale sicurezza.

Così come nel periodo di massima emergenza sanitaria, anche in questo momento di ripartenza è fondamentale non abbassare la guardia e prestare attenzione alle principali norme igieniche.

Quali sono, allora, le regole che i pazienti devono rispettare per poter usufruire delle prestazioni odontoiatriche e quale il protocollo che il dentista è obbligato a seguire per garantire la prevenzione del contagio? Scopriamolo in questo articolo.

 

Fase 2 e dentista: in che modalità recarsi dall’odontoiatra? 

Come ha affermato anche la Sidp (Società Italiana Parodontologia e Implantologia), la facilità di trasmissione del nuovo coronavirus deve comportare un’importante presa di coscienza, da parte di pazienti e operatori sanitari.

Se, però, in piena emergenza Coronavirus era possibile recarsi dal dentista solo in presenza di situazioni di urgenza, adesso ci troviamo di fronte a una nuova sfida: ripartire con le cure odontoiatriche di routine senza mettere a rischio la salute nostra e altrui.

Come nella fase precedente, anche in questa Fase 2 sarà necessaria una preliminare valutazione telefonica per poter accedere alle cure dentali.

Anche mantenere uno standard elevato di igiene orale, utilizzando quotidianamente spazzolino e filo interdentale, rimane, come sempre, una pratica fondamentale per prevenire l’insorgenza di patologie dentali e gengivali.

Esistono poi alcune facili regole di comportamento che ogni paziente  deve impegnarsi a seguire quando si reca presso il proprio studio Odontoiatrico per un intervento o anche solo per una visita di controllo. Vediamo quali sono.

 

Covid-19 e Studio Odontoiatrico: regole di comportamento per chi si reca dal dentista

Lo scrupoloso rispetto di alcune semplici norme di sicurezza è assolutamente indispensabile per impedire la diffusione del virus. A questo proposito, ecco cinque semplici regole che i pazienti devono seguire per la propria e l’altrui sicurezza: 

  1. Depositare giacche, cappotti e zaini in sala d’attesa o all’interno del guardaroba. Questo perché tali oggetti potrebbero essere entrati in contatto con il virus che, come sappiamo, può sopravvivere sulle superfici per diversi giorni. 
  1. Utilizzare il copriborse se viene dato in dotazione dallo stesso studio dentistico. 
  1. Rispettare la distanza di sicurezza di almeno un metro quando ci si trova in sala d’attesa.
  1. Prima di accedere alle sale operatorie, lavarsi le mani per almeno 20 secondi e utilizzare il disinfettante topico messo a disposizione dal vostro operatore sanitario. 
  1. Evitare contatti fisici e strette di mano con medici e altri operatori. 

Così come i pazienti, anche gli operatori sanitari saranno tenuti a seguire un preciso protocollo per salvaguardare la salute dei propri assistiti.

 

Nuovo Coronavirus: dentista e linee guida per il trattamento Odontoiatrico nella Fase 2

Dal momento che la saliva costituisce uno dei principali veicoli di diffusione del Covid-19, è fondamentale che gli odontoiatri seguano scrupolosamente un protocollo in grado di assicurare la sicurezza dell’ambiente e dei pazienti.

A tal proposito, l’ANDI (Associazione Nazionale Dentisti Italiani), ha provveduto a elencare le metodiche più efficaci atte a scongiurare la diffusione del pericoloso virus:

  • Eseguire un’anamnesi telefonica preliminare per assicurarsi sullo stato di salute generale del paziente.
  • Ricambiare sempre l’aria tra un paziente e l’altro, sia all’interno delle sale operatorie, sia in sala d’attesa. 
  • Utilizzare costantemente i dispositivi di protezione individuali (DPI) mentre si sta operando il paziente; in particolare, sarà necessario indossare una mascherina FFP3 o FFP2 (che protegge l’operatore sanitario) con sopra una mascherina chirurgica (che protegge l’assistito). Saranno inoltre fondamentali degli occhiali o degli schermi protettivi per difendere anche gli occhi da eventuali contatti con goccioline o mucose. 
  • Lavarsi le mani per almeno 20 secondi e, solo in seguito, utilizzare il disinfettante.
  • Detergere sempre le superfici di contatto clinico tra un paziente e l’altro, avendo cura di proteggere tali superfici con dispositivi monouso. 
  • Invitare i pazienti a lavarsi le mani prima di accedere alle sale operatorie e mettere a loro disposizione i disinfettanti topici. 

Il rispetto delle regole da parte di tutti, operatori sanitari e pazienti, è il primo e più efficace metodo per prevenire la diffusione del Covid-19.

Gli studi odontoiatrici, da sempre, mostrano la massima attenzione per quelle che sono le norme igieniche e la sterilizzazione di strumenti e ambienti di lavoro; per questo, recarsi dal dentista rappresenta un’azione del tutto sicura.

Noi dello Studio Medico Olivi Tinarelli seguiamo un protocollo scrupoloso per prevenire la diffusione del contagio e proteggere ciò a cui teniamo maggiormente: la sicurezza dei nostri pazienti. A tal proposito, presso il nostro studio viene effettuato, prima di ogni visita, un controllo della temperatura corporea e della saturazione di ossigeno nel sangue tramite saturimetro.

 

Se hai qualche dubbio riguardo le linee guida da rispettare presso gli studi odontoiatrici durante la Fase 2 o se vuoi prenotare una visita, non esitare a contattarci.

fluoro denti

Fluoro e denti: l’importanza della fluoroprofilassi in odontoiatria

 

Fluoro e denti sani: una correlazione dimostrata ma che rende necessaria qualche precisazione.

Il fluoro è un oligoelemento presente in piccole quantità in quasi tutti i tessuti dell’organismo, in particolare nelle ossa e nello smalto dentale; per questo, si tratta di un elemento estremamente importante in campo odontoiatrico, sia per la prevenzione della carie sia per l’estetica della bocca.

Normalmente, il fluoro viene assimilato attraverso l’alimentazione; le principali fonti di fluoro sono, infatti, il pesce, i frutti di mare, la carne (in particolare quella di pollo), il tè e l’acqua che beviamo tutti i giorni. A volte, però, l’assunzione di questo oligoelemento da fonti alimentari non è sufficiente per la prevenzione di lesioni cariose e diventa necessario l’intervento dell’odontoiatra. Vediamo come.

 

Fluoro e denti: l’importanza per il cavo orale

Come abbiamo già evidenziato, la funzione più importante del fluoro sta nella prevenzione della carie, in quanto svolge un’efficace azione di remineralizzazione delle superfici dentali. Se il fluoro come oligominerale è presente anche (e soprattutto) nella saliva, questo spesso non è sufficiente. Si rivela, così, necessario l’utilizzo topico di composti a base di fluoro per prevenire la demineralizzazione dello smalto con un conseguente effetto anticarie.

È dimostrato come, un’esposizione insufficiente al fluoro, insieme a una dieta eccessivamente ricca di carboidrati fermentabili, possa rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo di lesioni cariose. L’utilizzo di composti fluorati, con posologia e modalità di somministrazione differente a seconda delle necessità individuali, è quindi fondamentale per avere denti sani e robusti.

Per questo la fluoroprofilassi rappresenta oggi una pietra miliare in campo odontoiatrico.

 

Fluoroprofilassi: di cosa si tratta

La fluoroprofilassi, intesa come prevenzione della carie attraverso l’utilizzo topico (quindi solo a livello locale) del fluoro, è una pratica utile per tutti gli individui.

Essa prevede l’applicazione di questo importante elemento sullo smalto dentale, in modo da renderlo più resistente alle sostanze che possono intaccarlo.

Ci teniamo a sottolineare che oggi l’odontoiatria raccomanda l’applicazione del fluoro direttamente sullo superficie dello smalto; sia perché il suo assorbimento avviene quasi esclusivamente a livello topico, sia perché, come vedremo in seguito, l’assunzione per via orale (ad esempio in gocce) e massiccia di fluoro potrebbe provocare effetti collaterali e tossicità.

Esistono, fondamentalmente, due tipi di profilassi:

 

  1. La profilassi topica professionale svolta dal proprio operatore sanitario presso lo studio dentistico. Ne esistono diverse formulazioni tra cui, quella in gel, è la più utilizzata: esso viene applicato attraverso mascherine sottili, che vengono posizionate in modo da aderire perfettamente alla superficie dentale e lasciate in posa per circa 5 minuti. 
  2. La profilassi topica domiciliare svolta a casa dal paziente dietro indicazione del proprio odontoiatra. Verrà consegnato al paziente un gel o una mousse (con una concentrazione di fluoro minore, rispetto a quello usato alla poltrona) che utilizzerà una volta alla settimana al posto del dentifricio. Anche l’utilizzo di specifici dentifrici al fluoro, seppur in maniera minore, aiuta a prevenire la sensibilità dentale e la formazione di lesioni cariose.

 

Fluoro e denti: assunzione sistemica e rischi

La somministrazione di fluoro sotto forma di compresse o gocce è, da tempo, una pratica molto discussa in quanto sono stati dimostrati importanti e numerosi effetti collaterali

Se è vero che la carenza di fluoro aumenta in maniera importante il rischio di carie dentale, il suo iperdosaggio può portare ad avere un quadro patologico noto come fluorosi.

 

La fluorosi: di cosa si tratta

La fluorosi è l’effetto dell’assunzione eccessiva e a lungo termine di fluoro. Il primo segno che caratterizza questa patologia è la presenza di macchie bianche sulla superficie dentale, non eliminabili attraverso una seduta di igiene o un trattamento di sbiancamento dentale. Non solo: queste macchie, man mano che la fluorosi progredisce, possono evolvere in veri e propri solchi.

A rendere il quadro clinico ancora più complicato si aggiunge il fatto che, il danno da eccesso di fluoro, è un danno cumulativo. Il minerale tende, infatti, a sedimentarsi nelle ossa, aumentando così la densità dello scheletro. Questo comporta una progressiva rigidità della struttura ossea con una conseguente possibilità di rottura.

Infine, oltre ad alterazioni dentali e scheletriche, tra gli effetti collaterali più gravi di un iperdosaggio di fluoro si annoverano anche alterazioni sistemiche come disordini endocrini e immunitari.

 

Questo è il motivo per cui, quando si tratta di fluoro e denti, è sempre bene rivolgersi al proprio operatore sanitario di fiducia. Se desiderate avere qualche informazione aggiuntiva o prenotare la vostra seduta di fluoroprofilassi, lo Studio Medico Olivi Tinarelli sarà felice di essere a vostra disposizione. Non esitate a contattarci!

impianti dentali

Impianti dentali: tutto quello che c’è da sapere

La perdita di uno o più denti naturali costituisce un evento invalidante, sia per l’estetica sia per la funzionalità della bocca, soprattutto per quanto riguarda la masticazione. Prima dell’avvento degli impianti dentali in titanio, veniva utilizzato un sistema di protesi fissate ai denti contigui a quelli mancanti (ponti dentali); oppure, quando la qualità dei denti naturali non lo consentiva, si faceva ricorso all’applicazione di apparecchi mobili parziali o totali.

Oggi, grazie al concetto di osteointegrazione elaborato dal Prof. Branemark nel 1952, i risultati nel campo dell’Implantologia dentale hanno fatto passi da gigante, garantendo risultati sempre più affidabili e duraturi nel tempo.

Ma cosa sono, esattamente, gli impianti dentali, quando devono essere utilizzati e in cosa consiste la procedura?

Scopriamolo in questo articolo!

Impianti dentali: cosa sono?

L’implanto-protesi è un tipo di riabilitazione odontoiatrica composta da 3 parti: l’impianto dentale (vite endossea), l’abutment (componente transmucosa) e la protesi finale (corona dentale).

L’impianto dentale è un device medico in titanio che viene inserito nell’osso mandibolare o mascellare, per andare a sostituire la radice del dente naturale mancante. Grazie alla biocompatibilità del materiale (il titanio), l’impianto, trascorso un determinato periodo di tempo, subirà un’osteointegrazione, il processo di integrazione nel tessuto osseo.

L’abutment è quell’elemento che connette l’impianto alla protesi dentale (la corona).

Infine, sopra la vite endossea e l’abutment, viene avvitata la protesi dentale o corona, la parte che sostituisce il dente mancante, riabilitando funzione ed estetica.

Gli impianti dentali possono essere singoli (quando a mancare è un solo dente), ponti (se mancano più denti) o riabilitazioni full arch (quando è necessario sostituire un’arcata intera).

Riabilitazione degli impianti dentali

Ma come si riabilitano gli impianti dentali?

Esistono, fondamentalmente, due tecniche di protesizzazione degli impianti dentali:

  1. a carico immediato: quando viene inserita la vite in titanio all’interno del tessuto osseo e, nella stessa seduta, il dente viene riabilitato protesicamente (cioè viene avvitata la corona dentale).
  2. a carico differito: quando, dopo aver inserito la vite endossea, si aspettano 2-3 mesi per dare il tempo all’impianto di osteointegrarsi e, solo successivamente, si procede all’avvitamento della corona.

Oggi, molti operatori tendono a preferire gli impianti dentali a carico immediato, una terapia implantare assolutamente valida.

Bisogna stare attenti però: questo tipo di intervento non è consigliato per tutte le bocche e sarà compito dell’odontoiatra valutare ogni singolo caso in maniera specifica.

Quando è perché è necessario l’impianto dentale

I motivi che possono portare alla perdita di uno o più denti sono molteplici: una carie non curabile, una frattura dentale, un ascesso non curabile, una parodontite aggressiva.

L’installazione di un impianto dentale risulta assolutamente necessario quando l’assenza del dente:

  • Compromette la normale masticazione;
  • Rischia di causare lo spostamento dei denti contigui o l’abbassamento dei denti soprastanti;
  • Crea un disagio a livello estetico;
  • Compromette la fonetica del paziente.

 

Procedura dell’intervento chirugirco

Il collocamento di un impianto dentale è un intervento chirurgico routinario in odontoiatria; si esegue in anestesia locale, e la durata, se si intende un impianto singolo, è molto inferiore rispetto a quello che un paziente potrebbe immaginarsi.

L’inserimento dell’impianto dentale all’interno del tessuto osseo è una procedura sicura ma piuttosto complessa. Di norma, la procedura di installazione prevede le seguenti fasi:

  • Incisione e sollevamento di un lembo della gengiva, in modo da esporre il tessuto osseo sottostante;
  • Preparazione dell’osso per contenere la vite in titanio;
  • Inserimento dell’impianto;
  • Collocamento della componentistica protesica, nel caso di carico immediato.

Impianti dentali: il decorso post-operatorio

Una volta scomparso l’effetto dell’anestesia, potrebbe subentrare un leggero fastidio, dato dall’atto chirurgico, al quale si può porre rimedio facilmente con l’assunzione di un antidolorifico prescritto dal medico.

In ogni caso, per la prima settimana successiva all’intervento, è molto importante attenersi alle “regole” prescritte dal proprio professionista. E’ fondamentale evitare i cibi duri e le bevande calde, mantenendo un’alimentazione semisolida e a temperatura ambiente.

Solitamente, i tempi di guarigione e per il recupero totale della funzionalità sono relativamente brevi.

Quanto durano gli impianti dentali?

Una domanda che spesso ci viene rivolta dai nostri pazienti che stanno per sottoporsi a questo tipo di intervento è: quanto durano gli impianti dentali? 

Dare una risposta valida universalmente non è possibile. Ovviamente bisogna tener conto di alcune variabili fondamentali come l’età, lo stato di salute del paziente, i fattori di rischio (fumo, diabete, parodontite pregressa) e la qualità del tessuto osseo. Il fattore più importante però, è l’attenzione dimostrata dal paziente nella cura della propria igiene orale domiciliare e le regolari visite di controllo dal dentista.

Ma, se l’atto chirurgico e la gestione protesica vengono eseguiti a regola d’arte e il paziente collabora con una buona igiene domiciliare, l’impianto potrebbe durare anche tutta la vita!

Volete qualche informazione aggiuntiva o siete interessati a ricevere un consulto presso il nostro Studio Medico Olivi Tinarelli? Potete trovare tutti i numeri di riferimento nei nostri contatti.

 

 

pedodonzia

Pedodonzia: il dentista a misura di bambino

Pedodonzia od odontoiatria pediatrica: sappiamo davvero di cosa si tratta e perché è così importante?

Per avere dei denti sani in età adulta, è fondamentale iniziare a curare la bocca fin dalla giovane età, in modo da prevenire l’insorgenza di problematiche e non dover intervenire sui danni causati da stili di vita inadeguati.

L’odontoiatria pediatrica nasce e si evolve proprio in virtù di questo obiettivo: insegnare ai più piccoli l’importanza dell’igiene orale. Per farlo, è necessario rivolgersi a uno specialista, capace di tener conto delle differenze psicologiche e fisiologiche di bambini e adolescenti.

Pedodonzia: di cosa si tratta

La pedodonzia è una disciplina che si basa sulle conoscenze fornite dalle scienze odontoiatriche, declinate nella situazione specifica di sviluppo del bambino, dalla nascita ai 16 anni circa.

Anche la psicologia gioca un ruolo fondamentale nel trattamento odontoiatrico dei piccoli pazienti; in questa fase della vita, infatti, esistono bisogni differenti ai quali va prestata la dovuta attenzione se si vuole evitare il trauma del dentista.

Quando portare il bambino dal dentista per la prima volta

Non esiste un’età minima specifica nella quale portare un bambino a fare la sua prima visita odontoiatrica.

Anche se non ha ancora iniziato la dentizione, infatti, la bocca del bambino può essere soggetta ad alcune patologie come il mughetto, un’infezione del cavo orale molto frequente nella primissima infanzia.

Solitamente, è il pediatra a dare una prima valutazione della bocca del neonato, per poi indirizzare i genitori verso un consulto specialistico odontoiatrico. Al raggiungimento di un anno di età, è consigliato iniziare a monitorare la dentatura da latte (denti decidui) e lo sviluppo della bocca nel suo complesso mentre, per una prima visita odontoiatrica, è possibile aspettare i 2-3 anni del bambino.

In ogni caso, è bene non aspettare che il bambino manifesti qualche simantologia per portarlo dal dentista.

Odontoiatria pediatrica e igiene orale

È indispensabile che l’odontoiatria fornisca, fin da subito, precise indicazioni riguardo alla corretta igiene orale e alle sani abitudini alimentari, in modo da salvaguardare la salute prima dei denti decidui, poi della dentatura definitiva.

Educare i bambini alla corretta igiene domiciliare è, infatti, il primo passo per crescere degli adulti attenti e consapevoli. Un bravo dentista dovrebbe:

  • mostrare al piccolo paziente la corretta tecnica di spazzolamento;
  • definire quante volte e per quanto tempo lavare i denti;
  • insegnare il metodo migliore per rimuovere la placca;
  • fissare sedute di controllo a distanza di 6 mesi circa per monitorare lo stato di salute di denti e gengive.

I trattamenti in pedodonzia

Salvo specifiche complicazioni, esistono dei trattamenti di routine utilizzati per curare le principali problematiche tipiche della bocca dei più giovani.

Pedodonzia e cura delle carie

La cura delle carie è fondamentale anche in presenza dei denti da latte; la perdita pramatura della dentatura decidua, infatti,  può causare delle complicazioni nella fuoriuscita dei denti definitivi. La carie del dente da latte può inoltre andare ad inficiare il dente permanente.

Sigillature dentali

Le sigillature dentali rappresentano una strategia di prevenzione contro la carie pediatrica e vanno eseguite appena nascono i primi denti definitivi.

Tali sigillature vengono effettuate su denti molari e premolari, caratterizzati da solchi profondi che facilitano l’annidamento della placca batterica, causa primaria della carie.

Per ovviare a questo problema, i solchi masticatori vengono riempiti di resina fluida, poi indurita mediante lampada alogena.

Dispositivi correttivi fissi o mobili

Esistono delle alterazioni che, se individuate durante il periodo di crescita, possono essere corrette attraverso l’utilizzo di specifici dispositivi ortodontici (apparecchi).

Stiamo parlando di patologie come quella del palato stretto, una situazione abbastanza comune nei bambini e che comporta difficoltà di respirazione con il naso, soprattutto durante la notte. Oppure la malocclusione (morso inverso o morso incrociato) che può presentarsi già nella fase di dentizione momentanea.

Mai più paura del dentista

Noi dello Studio Medico Olivi Tinarelli sappiamo bene quanto possa essere stressante, per un bambino, una visita odontoiatrica. Per questo crediamo fermamente nell’importanza della pedodonzia: anche le esigenze dei pazienti più piccoli, infatti, vanno ascoltate e capite.

Un ruolo importantissimo nella costruzione di un approccio positivo nei confronti della visita dal dentista lo giocano, sicuramente, i genitori. I familiari devono scegliere con consapevolezza lo specialista a cui rivolgersi perché è con lui/lei che il bambino dovrà sviluppare un rapporto di fiducia. Per questo motivo, salvo indicazioni contrarie, non dovrebbero presenziare durante le cure ma accomodarsi in sala d’aspetto, per non interferire nella relazione dentista-paziente.

Dal canto suo, il pedodonzista, dovrà cercare non solo di creare un ambiente amichevole e privo di ansie ma anche di coinvolgere il bambino, dandogli la possibilità di seguire le fasi del trattamento (attraverso monitor o specchietto) e spiegandogli, passo passo, tutte le procedure.

 

Volete prenotare una visita odontoiatrica per il/la vostro/a bambino/a? Volete ricevere informazioni aggiuntive riguardo alle tecniche utilizzate in pedodonzia? Non esitate a contattarci!

 

 

Sbiancamento dentale fai da te: perché non è una buona idea

Quella dello sbiancamento dentale fai da te, è una delle soluzioni più cercate quando si vuole ottenere un sorriso smagliante da poter sfoggiare con orgoglio. Il problema è che, spesso, queste tecniche casalinghe non fanno altro che mettere a rischio la salute dei denti o delle gengive, senza neanche riuscire a ottenere risultati soddisfacenti sul lungo periodo.

Come fare, quindi, per avere denti bianchi e forti, senza il timore di compiere qualche errore fatale per la nostra bocca? Rivolgendosi a uno specialista, ovviamente.

Sbiancamento dentale fai da te: i rischi di una soluzione casalinga

Prima di parlare dei rischi che comporta uno sbiancamento dentale casalingo, cerchiamo di capire esattamente di cosa stiamo parlando. Lo sbiancamento dentale è un trattamento estetico che serve per correggere le discromie, superficiali o profonde, e per riportare la dentatura al colore originale, fino ad andare a schiarire la tonalità naturale dei denti.

Avere un sorriso bianco e, di conseguenza, giovane, costituisce sicuramente una circostanza desiderabile per la maggior parte delle persone; questo, però, unito all’economicità dei trattamenti fai da te, comporta spesso la scelta di metodi sbagliati e aggressivi che rischiano solo di rovinare i denti. Ma quali sono questi trattamenti casalinghi dannosi?

Dentifrici sbiancanti

I dentifrici sbiancanti sono paste dentifrice abrasive (a granulometria differente) che svolgono la propria azione sbiancante attraverso lo spazzolamento stesso dei denti. Sono tra le soluzioni casalinghe più utilizzate grazie alla loro economicità e alla facile reperibilità.

Rischi: proprio a causa della loro azione abrasiva, i dentifrici sbiancanti, se usati in modo improprio, possono danneggiare lo smalto provocando, nel lungo periodo, un ingiallimento dei denti.

Striscette sbiancanti

Anche note come whitestrips, le striscette sbiancanti sono piccole bande adesive a base di agenti sbiancanti che devono essere fatte aderire ai denti e lasciate in posa per circa mezz’ora; il trattamento va poi ripetuto una o due volte al giorno, per un periodo di due settimane, ma i tempi variano a seconda del prodotto utilizzato.

Rischi: pur non comportando gravi rischi per lo smalto dei denti grazie alla bassa concentrazione degli agenti sbiancanti al proprio interno, le striscette sbiancanti non possono essere considerate un trattamento del tutto efficace; inoltre, i risultati ottenuti, rimarranno visibili solo per poche settimane.

Soluzioni fai da te

Tra le soluzioni fai da te per lo sbiancamento dentale troviamo i trattamenti cosiddetti “naturali” che sono, in realtà, i più dannosi per lo smalto dei denti. Una delle tecniche più comuni tra le mura domestiche è, sicuramente, l’utilizzo del bicarbonato di sodio; la sua azione altamente abrasiva può, non solo ledere lo smalto, ma anche provocare ustioni superficiali delle musose e piccoli traumi al margine gengivale.

Un altro rimedio considerato inoccuo è l’impiego dell’aceto di mele, diluito o meno in acqua, per effettuare degli sciacqui orali; in realtà si tratta di un ingrediente molto aggressivo che, alla lunga, può andare a peggiorare il problema, provocando una graduale demineralizzazione dei denti.

Infine, un prodotto sempre più utilizzato per lo sbiancamento dentale fai da te è l’acqua ossigenata. L’utilizzo improprio del perossido d’idrogeno, anche se in basse concentrazioni, è pericolosissimo per la salute della bocca: può generare, infatti, delle importanti infiammazioni alle gengive e, in generale, ai tessuti molli.

Ma come funziona davvero lo sbiancamento dentale?

Le discromie dentali (cioè le alterazioni di colore) possono essere di due tipi: estrinseche o intrinseche.

Le discromie estrinseche appaiono sulla superficie dei denti  e che vengono facilmente rimosse con una semplice detartrasi professionale. Alcuni prodotti, anche casalinghi, possono rimuoverle parzialmente.

Le discromie intrinseche, invece, vivono tra le microfessure dello smalto e nella profondità della dentina (lo strato del dente sotto lo smalto). I dentifrici sbiancanti possono eliminare alcune delle macchie estrinseche più superficiali ma solo gli agenti sbiancanti possono rimuovere le più difficili e profonde discromie estrinseche ed intrinseche.

Gli agenti sbiancanti attivi (Perossido di Idrogeno o Perossido di Carbammide) contenuti nei gel sbiancanti professionali, infatti, penetrano nello smalto e raggiungono le molecole che causano le macchie. I radicali liberi di ossigeno rilasciati dall’agente attivo, decompongono tali molecole, rendendole non più visibili.

L’alternativa allo sbiancamento dentale fai da te: i trattamenti professionali

Se i rimedi casalinghi sono spesso causa di problemi dentali come il danneggiamento dello smalto, i trattamenti professionali rappresentano la soluzione perfetta per ottenere un sorriso bello e sano. Lo sbiancamento dentale eseguito sotto il controllo del professionista è garanzia di sicurezza e permette di ottenere i migliori risultati possibili.

Lo sbiancamento va, infatti, eseguito solo dopo un’attenta anamnesi del paziente, grazie alla quale verrà identificato il trattamento più adeguato alle sue esigenze; deve inoltre essere preceduto da una pulizia professionale dal momento che la placca inibisce o riduce l’effetto degli agenti sbiancanti.

Il professionista dentale poi supervisiona l’intero processo, controllando i progressi e trattando eventuali effetti collaterali quali la sensibilità.

 

Come Studio Medico Olivi Tinarelli, utilizziamo due metodi per lo sbiancamento dentale:

Trattamento sbiancante alla poltrona Opalescence Boost 40%

Esistono tecniche di sbiancamento “medicali” che utilizzano una concentrazione di principio attivo (Perossido di Idrogeno 40%) molto più alta rispetto ai prodotti che si trovano in commercio o che vengono prescritti come trattamenti domiciliari.

Questa tipo di trattamento è un sistema di sbiancamento dentale che viene effettuato in studio, sotto stretto controllo del dentista o dell’operatore.  La seduta ha una durata di 40 minuti circa (può arrivare fino a 60). L’attivazione dell’azione sbiancante non richiede l’utilizzo di una lampada o del laser; è sufficiente, infatti, lo specifico gel sbiancante Opalescence che, oltre a sbiancare, migliora la salute generale dei denti.

Lo sbiancamento domiciliare con White Dental Beauty

Per lo sbiancamento domiciliare con White Dental Beauty, vengono utilizzate delle mascherine personalizzate realizzate attraverso l’impronta del paziente, in modo da aderire perfettamente alla bocca. A seconda dei livelli di concentrazione del gel a base di perossido carbammide, la mascherina deve essere tenuta in posa per 2, 3 o 4 ore; il corretto protocollo da seguire verrà scelto insieme al proprio dentista. Questo sistema di sbiancamento permette di rimuovere le macchie superficiali e di illuminare i denti dall’interno.

Una volta effettuato un trattamento di sbiancamento dentale, è necessario seguire un corretto regime alimentare per evitare di vanificare i risultati ottenuti; quindi, per almeno 4 giorni, niente cibi pigmentati che possano mettere a rischio la bellezza del sorriso ritrovato: caffè, spinaci, salsa di pomodoro, mirtilli, barbabietole, tè e tisane, aceto balsamico, coca cola e, ovviamente, vino rosso.

 

Se avete deciso di dire basta al dannoso sbiancamento dentale fai da te e siete interessati ai trattamenti professionali personalizzati, non esitate a contattare il nostro Studio Medico.

curare la parodontite

Parodontite: cure, cause e prevenzione

La parodontite (conosciuta anche come piorrea) è un’infezione batterica che interessa l’apparato di sostegno del dente (parodonto), composto dalla gengiva, dal legamento parodontale e dall’osso alveolare.

Questa patologia, se non curata adeguatamente, può portare alla distruzione dei tessuti che assicurano sostegno ai denti, causandone, prima la mobilità, poi la perdita degli stessi.

 

Parodontite: le cause

La parodontite è, in primo luogo, dovuta alla presenza di placca dentale, una patina appiccicosa e opalescente che va a depositarsi sulla superficie dei denti al termine dei pasti. Se la patina non viene rimossa con un’adeguata igiene orale, su di essa iniziano a formarsi e proliferare intere colonie batteriche che, insieme ad altre sostanze presenti nella saliva, vanno ad aderire al dente formando una specie di “scudo”.

Questa sorta di corazza attorno al dente prende il nome di tartaro e la sua durezza non permette di essere rimosso in autonomia (con lo spazzolamento o il filo interdentale) ma richiede un trattamento professionale in uno studio dentistico, come un intervento di detartrasi

Trascurare la placca e il tartaro può far insorgere, velocemente, i primi sintomi della gengivite, che costituisce proprio la fase iniziale della parodontite. Il processo infiammatorio che interessa le gengive, infatti, se trascurato, porta a un arretramento delle gengive e/o alla formazione delle cosiddette tasche parodontali, nelle quali si annidano i batteri della placca. Questa proliferazione batterica, porterà a un’infiammazione del parodonto e delle ossa che sostengono i denti.

 

Fattori di rischio

Abbiamo detto che la parodontite può essere il risultato diretto di una scarsa igiene orale e questo significa che, con le dovute precauzioni, può essere facilmente evitata e/o controllata. Esistono, tuttavia, dei fattori di rischio:

  • fumo;
  • abbassamento delle difese immunitarie;
  • predisposizione genetica;
  • senilità. 

 

I sintomi della parodontite 

La parodontite costituisce una condizione grave ed irreversibile, con importanti conseguenze a lungo termine sulla salute e sull’aspetto di denti e delle gengive; per questo motivo, è importante non lasciare che il processo degeneri e prestare attenzione alle prime avvisaglie. Recatevi subito dal vostro dentista se siete in presenza dei seguenti sintomi

 

Sintomi precoci della parodontite

  • Sanguinamento gengivale, anche a seguito di uno spazzolamento energico o della masticazione di cibi duri; 
  • rossori e gonfiori anomali sulle gengive o rammollimento delle stesse;
  • alito cattivo.

 

Sintomi tardivi della parodontite

  • Aumento della mobilità dentale;
  • copioso sanguinamento;
  • alitosi importante;
  • recessione gengivale ed esposizione delle radici;
  • dolore diffuso (raramente)

 

Come curare la parodontite

Meglio prevenire che curare: mai proverbio fu più azzeccato, soprattutto quando parliamo di denti. Il modo migliore per curare la parodontite è, infatti, la prevenzione

 

Prevenire la parodontite

Il miglior mezzo di prevenzione della parodontite consiste in una buona igiene orale, utilizzando accuratamente lo spazzolino (a setole morbide) dopo ogni pasto, almeno tre volte al giorno;  il filo interdentale è un altro strumento fondamentale per la salute dei denti, da utilizzare almeno una volta al giorno per evitare che rimangano residui di cibo negli spazi tra i denti. Inoltre, sarebbe importante utilizzare una tecnica di igiene orale personalizzata, studiata appositamente dal dentista per la vostra bocca. 

Anche astenersi dal fumo costituisce un’ottima prevenzione della parodontite perché le sostane tossiche contenute in esso, il calore sprigionato durante l’utilizzo e la vasocostrizione causata, favoriscono la progressione della malattina; ugualmente, limitare gli alcolici aiuta a mantenere sani denti e gengive. 

Infine, non può esserci prevenzione senza dei controlli odontoiatrici periodici (ogni 6-12 mesi) che permettono di identificare i sintomi precoci della parodontite prima che la situazione diventi irreversibile. 

 

Trattamenti odontoiatrici per curare la parodontite

Quando i primi sintomi della parodontite hanno già cominciato a manifestarsi, è necessario sottoporsi a dei trattamenti odontoiatrici:

  • Detartrasi: rimozione meccanica della placca dentale e del tartaro per scongiurare un’infiammazione gengivale. La pulizia viene effettuata attraverso metodo manuale e con ultrasuoni, completando la pulizia con la lucidatura della superficie dei denti;
  • Levigatura radicolare: rimozione del tartaro presente all’interno della tasca parodontale, in modo che i tessuti infiammati vadano a riposizionarsi correttamente. 

Se detartrasi e levigatura radicolare non dovessero risultare sufficienti per il trattamento della parodontite, sarà necessario ricorrere ad interventi chirurgici

 

Rimedi naturali per la parodontite 

In concomitanza con i trattamenti odontoiatrici, possono essere utilizzati diversi rimedi naturali per alleviare i sintomi della parodontite o piorrea e rendere più veloce la guarigione. Tali rimedi sono per lo più erbe e piante officinali che svolgono un’azione antibatterica e antinfiammatoria, agendo, quindi, sulle cause di questa patologia:

  • Salvia: utile in tutti i casi di infezione della bocca, i risciacqui con un decotto di salvia sono particolarmente indicati in presenza di gengive gonfie o arrossate;
  • malva: le foglie della malva hanno proprietà emollienti, esercitando, sui tessuti irritati, un effetto lenitivo e decongestionante;
  • propoli: le sue proprietà antibatteriche ed antinfiammatorie, possono essere molto efficaci come aiuto naturale al trattamento professionale della parodontite;
  • pepe nero: possiede proprietà mediche che riducono le infezioni batteriche e aiutano a rinforzare il tessuto gengivale;
  • aloe vera: utilizzato in gel da applicare sulle gengive, aiuta a lenire e disinfiammare i tessuti;
  • tea tree oil: sotto forma di lozione, il tea tree oil (olio essenziale di Melaleuca) è molto utile per evitare la formazione di placca e, quindi, per contrastare l’insorgere della piorrea. 

 

Parodontite e terapia laser

Un altro valido approccio terapeutico per trattare la parodontite, da utilizzare solo in alcuni casi specifici, è rappresentato dalla terapia laser. Il trattamento laser presenta diversi vantaggi

  • Permette di raggiungere zone altrimenti inaccessibili;
  • è totalmente indolore;
  • non richiede anestesia;
  • ha tempi di guarigione molto brevi;
  • riduce la maggior parte dell’infiammazione in una sola seduta;
  • ha un’alta percentuale di successo.

Il trattamento laser per la parodontite, insieme a un’igiene orale professionale e all’eliminazione dei fattori scatenanti, aiuta a conservare i propri denti naturali.

 

Vuoi saperne di più riguardo alla parodontite o piorrea o pensi di averne avvertito i primi sintomi? Contatta il nostro studio e ti fisseremo un appuntamento il prima possibile. 

 

 

Protesi Dentali per la Sostituzione dei Denti

Lo studio medico odontoiatrico Olivi Tinarelli di Bologna include tra i trattamenti offerti anche quella delle protesi dentali.

Le protesi dentali hanno la funzione di riabilitare le operazioni orali dei pazienti affetti da edentulia (mancanza di denti) parziale o totale, attraverso la sostituzione dei denti naturali con elementi dentari artificiali.

Alcuni tipi di interventi protesici possono essere impiegati per correggere anomalie estetiche di forma, colore o posizione dei denti naturali.

Esistono inoltre differenti tipi di protesi dentali: protesi fisse e protesi mobili ma anche protesi totali, protesi su impianti, protesi Toronto.

Per conoscere maggiori dettagli sui nostri servizi visita il nostro sito web o contattaci!